Il Ministro lo ha ribadito ieri, presentando a Camera e Senato la relazione sull’amministrazione della Giustizia nel 2011.
È necessario riformare al più presto il sistema giudiziario italiano, dando priorità al recupero dell’efficienza organizzativa e del risparmio di spesa. La mediazione civile, pur suscettibile di miglioramenti, può rappresentare un importante pilastro in tale strategia complessiva, attraverso una diminuzione dei casi in cui la soluzione della controversia avviene tramite il “lungo e defatigante cammino del giudizio ordinario”.
Lo ha sottolineato, ieri, il Ministro della Giustizia Paola Severino, presentando a Camera e Senato la Relazione sull’amministrazione della giustizia nell’anno 2011. L’Aula ha successivamente approvato, con 424 voti favorevoli e 58 contrari, la risoluzione congiunta Pdl-Pd-Terzo Polo, favorevole alla relazione, su cui il Governo ha espresso parere positivo. Slittata, invece, a questa mattina in Senato la replica del Ministro al dibattito sul documento; subito dopo la replica, ci saranno le dichiarazioni di voto e le votazioni sulle quattro mozioni presentate a Palazzo Madama da maggioranza, Radicali, Idv e Lega.
Esponendo la relazione, la Severino si è concentrata sui punti di maggiore criticità del sistema giudiziario e sui possibili rimedi. Gli aspetti più problematici riguardano: l’attuale stato delle carceri; il deficit di efficienza degli uffici giudiziari rispetto a una domanda di giustizia che, in termini quantitativi, appare sovradimensionata nel confronto con altri Paesi democratici (come si legge nel documento depositato alle Camere, il rapporto CEPEJ 2010 dice che, nel civile, con 4.768 contenziosi ogni 100.000 abitanti, l’Italia è al 4° posto in Europa per tasso di litigiosità, dietro a Russia, Belgio e Lituania su 38 Paesi censiti); l’individuazione degli strumenti per procedere a una rapida eliminazione dell’arretrato; l’indifferibile razionalizzazione organizzativa e tecnologica della struttura amministrativa dei servizi giudiziari.
Del resto, i numeri parlano chiaro: l’arretrato da smaltire, al 30 giugno 2011, è pari a quasi 9 milioni di processi (5,5 milioni per il civile e 3,4 milioni per il penale), oltre al fatto che i tempi medi di definizione sono di 7 anni e 3 mesi nel civile (2.645 giorni) e di 4 anni e 9 mesi nel penale (1.753 giorni). Il ritardo nella definizione dei giudizi dipende – prosegue la relazione – dal numero esorbitante di questioni per le quali si richiede l’intervento del giudice. Si tratta di un fenomeno che determina un intasamento ulteriore dovuto al numero crescente di cause intraprese dai cittadini per ottenere un indennizzo alla ritardata giustizia: questo particolare contenzioso è passato dalle 3.580 richieste del 2003 alle 49.596 del 2010.
Secondo il Ministro della Giustizia, però, il dato di maggior rilievo è quello fornito nel 2011 dalla Banca d’Italia, secondo il quale l’inefficienza della giustizia civile italiana può essere misurata in termini economici come pari all’1% del PIL. Inoltre, nella categoria “Enforcing Contracts” del rapporto Doing Business 2010 – riporta ancora la relazione – l’Italia si classifica al 157° posto su 183 Paesi censiti, con una durata stimata per il recupero del credito commerciale di 1.210 giorni, a fronte dei 394 della Germania. Partendo da questi dati e dal presupposto che le interazioni tra economia e giustizia sono fortissime, la convinzione del Ministro è che, se si vogliono attrarre capitali in Italia, sia necessario garantire certezza ed efficienza della giustizia, perché ciò consentirebbe di trasformare le criticità del sistema in opportunità di sviluppo e crescita economica.
In questa situazione si situa la mediazione come strumento di risoluzione alternativa delle controversie civili e commerciali, introdotta con il DLgs. n. 28/2010. Rispetto alle 33.808 mediazioni iscritte nel primo semestre del 2011 – si legge ancora nella relazione – si può cogliere un trend in crescita, se si considera che, a novembre 2011, quelle registrate hanno superato la soglia delle 53.000 unità. Sorprendono, invece, i dati relativi allo scarso utilizzo della mediazione delegata dal giudice e l’elevato numero di mancate comparizioni dinanzi al mediatore. Comunque, i dati dicono che, nell’80% dei casi, le parti partecipano alla mediazione con l’assistenza di un legale di fiducia e che, in presenza delle parti, il tentativo di mediazione si conclude con successo nel 60% dei casi, fatto che – secondo il Ministero – testimonia le grandi potenzialità dell’istituto.
La Severino ha poi anche parlato della revisione delle circoscrizioni giudiziarie, degli interventi in materia di informatizzazione e digitalizzazione del sistema giudiziario, degli interventi in materia di organici della magistratura, delle attività istituzionali e degliinterventi legislativi.
Michela Damasco
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