L’odontoiatria: è quella branca della medicina che si occupa della prevenzione, della diagnosi e della terapia medica e chirurgica delle patologie che colpiscono:
- Denti.
- Gengive.
- Ossa mascellari (mascellare superiore e inferiore o mandibola).
- Articolazioni temporo-mandibolari (ATM).
- Ghiandole salivari.
- Tessuti neuro-muscolari e mucose orali.
La visita odontoiatrica: è uno strumento molto importante per la prevenzione della salute orale e per evitare molti disturbi e patologie che colpiscono i denti, le gengive e tutta la bocca.
La prima visita dal dentista andrebbe fatta all’età di cinque anni e ripetuta regolarmente per permettere allo specialista, l’odontoiatra, di ispezionare la dentatura e i suoi difetti, di valutare:
- Se sta crescendo regolarmente.
- Se vi sono problemi dovuti a carie.
- Placca.
- Tartaro.
- Infezioni batteriche.
- Infiammazioni delle gengive o parodontite che richiedono cure tempestive e specifiche.
Occorrerebbe sottoporsi a visita odontoiatrica per prevenzione almeno ogni sei mesi.
Naturalmente si ricorre alla visita odontoiatrica soprattutto quando si manifestano i sintomi dolorosi del mal di denti o c’è sanguinamento dalle gengive.
In età pediatrica la visita odontoiatrica consente al dentista di valutare se sono assenti patologie del cavo orale e se i denti stanno crescendo correttamente.
In caso contrario, si provvede nel corso degli anni ad una correzione con appositi apparecchi fissi o mobili in modo da allineare denti e arcate favorendo una masticazione corretta e prevenendo problemi che possono influenzare la postura e persino la salute del cuore.
In età adulta la visita odontoiatrica è fondamentale per preservare più a lungo la dentizione naturale dai danni dovuti alla masticazione, ai batteri e alla placca, al deterioramento dello smalto, alle malattie gengivali, all’uso di farmaci.
In caso di perdita di uno o più denti, la visita odontoiatrica permette di pianificare l’intervento più adeguato alla situazione:
- Otturazione.
- Capsula.
- Estrazione.
- Impianti protesici fissi e mobili.
Esistono materiali e tecniche d’avanguardia che permettono di restituire al paziente un assetto ottimale della dentizione, con ottimi risultati estetici e il minimo disagio mentre si mangia.
La visita odontoiatrica è importante anche perché il dentista o l’igienista dentale insegnano al paziente come eseguire una corretta igiene orale a casa tutti i giorni.
Se ci sono ulteriori problemi, il dentista dopo la visita può richiedere una radiografia delle arcate dentali (ortopanoramica) per individuare problemi che non possono essere individuati a occhio nudo come:
- carie nascoste,
- lesioni dell’osso mascellare,
- cisti,
- tumori,
- per verificare il corretto allineamento delle arcate.
La Prevenzione/ Igiene orale: in medicina sentiamo parlare molto spesso di prevenzione ed anche l’odontoiatria da molti anni, ha riconosciuto la prevenzione come sua parte integrante.
Oggi è di fondamentale importanza l’igiene orale, per evitare tanto i piccoli inconvenienti quanto le complicazioni più serie.
Per igiene orale si intende la pulizia della cavità orale sia essa eseguita a livello domiciliare che a livello professionale.
Igiene Orale livello domiciliare: come dice stesso la parola essa viene eseguita tra le mura di casa.
Una buona igiene orale è garantita da un corretto spazzolamento in senso gengivo-dentale delle superfici dentali esterne ed occlusali.
Dopo lo spazzolamento si passa all’utilizzo del filo interdentale in modo da detergere gli spazi tra un dente e l’altro.
In ultimo ma non per questo meno importante è la pulizia della lingua che per sua conformazione trattiene parecchi residui alimentari e batteri, dando vita all’alitosi.
Igiene Orale Professionale: a differenza di quella domiciliare la professionale viene fatta in studio odontoiatrico dall’odontoiatria oppure da una nuova figura che sta sviluppandosi sempre più l’igienista dentale.
Essa serve ad eliminare tutti i residui accumulati nel tempo in seguito ad igieni orali domiciliari insufficienti sia in senso qualitativo che quantitativo.
E’ comunque importante dire che il normale spazzolamento, non consente una profonda pulizia delle pareti tra dente e dente, per cui in queste zone si accumula rapidamente placca e tartaro che possono essere rimossi solo con una pulizia professionale.
La Pulizia Professionale consiste in:
- Ablazione del tartaro: rimozione del tartaro sopra-gengivale (quello visibile).
- Levigatura Radicoalre: rimozione del tartaro sub-gengivale (quello non visibile) a livello delle tasche 0paradontali.
- Polish: lucidatura delle superfici dentali attraverso una pasta per profilassi.
- Indicazioni relative alle corrette manovre di igiene orale domiciliare.
- Prescrizione di appropriati prodotti e strumenti per aiutare nella pulizia domiciliare il paziente.
- Nei casi particolari Levigatura radicolare a cielo aperto: analoga alla precedente, ma previo leggero scollamento delle gengive.
Il tartaro e la placca se non rimossi periodicamente infiammano le gengive per poi spostarsi verso il basso e cioè verso i tessuti di sostegno del dente, dando inizio alle malattie paradontali.
La placca ed il tartaro vengono rimossi sia con :
- Apparecchi ad ultrasuoni (Detartrasi):
Gli ultrasuoni sfruttano vibrazioni meccanica di un inserto montato su di un manipolo e richiedono l’irrigazione per il raffreddamento delle punte, normalmente, per i pazienti con una perfetta salute del cavo orale, le sedute devono essere effettuate ogni 6 mesi mentre per coloro i quali hanno un’igiene scarsa, conformità e disposizioni di denti affollati e malposti che impediscono la rimozione del tartaro l’igiene orale professionale deve essere effettuata anche ogni 3 mesi.
- Strumenti manuali (Scaling e Rootlaning):
I secondi sono strumenti manuali a lama (Curettes e Scalers), essi devono essere affilati periodicamente, anche se generalmente le due tecniche sono abbinate tra di loro per sfruttare la massimo i vantaggi di entrambe.
E’ importante tener presente che per una corretta igiene orale è fondamentale eseguire una pulizia quotidiana con lo spazzolino da denti almeno tre volte al giorno e sostituire la spazzolino in media ogni 2-3 mesi.
Un corretto utilizzo del filo interdentale e degli scovolini, questi garantiscono una precisa rimozione meccanica della placca batterica negli spazi interdentali.
- Tannino (presente nel tè).
- Catrame e Nicotina (presenti nel fumo, che è causa anche di antiestetiche macchie marroni/brune/nere sullo smalto dei denti).
- Tetracicline (un gruppo di antibiotici, in particolare se assunti durante l’età in cui si sviluppa la dentizione permanente).
- Caffè.
- Vino rosso.
- Le macchie estrinseche: ovvero esterne al dente, che sono causate dal depositarsi di placca e tartaro e di sostanze contenenti cromogeni. Questo tipo di macchie può essere rimosso con metodi meccanici.
- Le macchie intrinseche: ovvero quelle contenute all’interno dello smalto dentale, che possono essere rimosse solo con lo sbiancamento dentale professionale utilizzando perossidi.
- Avere un’efficacia di azione elevata.
- Non provocare effetti collaterali.
- Agire nel più breve tempo possibile.
- Essere di facile applicazione e utilizzo.
- Avere costi contenuti.
- Produrre risultati duraturi nel tempo.
I metodi di sbiancamento vengono divisi in due categorie principali:
- Sistemi di sbiancamento fai-da-te.
- Sistemi di sbiancamento professionali.
Nel primo caso la persona che si avvale dei prodotti fai-da-te decide di utilizzarli senza alcuna supervisione da parte del dentista, acquistando prodotti sbiancanti “da banco” (gomme da masticare “sbiancanti”, dentifrici “sbiancanti”, gel sbiancanti da applicare sui denti mediante stick, applicatori o strisce di materiale acrilico), reperibili nelle farmacie, nei supermercati, ecc.
I pro e i contro di questo metodo di sbiancamento sono i seguenti:
- Mancanza di supervisione di un professionista (con possibili rischi in caso di uso non appropriato del prodotto oppure nel caso di prodotti inadeguati).
- Percentuale non elevata di perossido di idrogeno (al massimo 6%).
- Minore efficacia sbiancante (massimo 5 tonalità).
- Sistemi di applicazione preformati (strisce, applicatori, ecc.) e dunque non individuali e non corrispondenti all’anatomia dei denti dell’individuo che li utilizza.
- Tempi necessari per lo sbiancamento elevati.
- Durata dei risultati ottenuti per 6-12 mesi.
- Costi più bassi rispetto ai metodi di sbiancamento professionale.
Nel caso dei metodi di sbiancamento professionale, invece, il paziente si rivolge ad uno specialista, che valuta caso per caso il sistema migliore da utilizzare a seconda delle sue esigenze.
Lo sbiancamento può essere fatto sia in studio che a casa, ma in ogni caso sempre sotto la supervisione medica.
I pro e i contro di questo metodo sono:
- Supervisione di un professionista della dentizione.
- Elevate percentuali di perossido di idrogeno (fino al 35%).
- Elevato sbiancamento, fino a 10 tonalità.
- Sistemi di applicazione individuali che consentono la massima efficacia con il minimo degli effetti collaterali.
- Minor tempo necessario per lo sbiancamento.
- Lunga durata dei risultati (per 2-5 anni).
- Costi più alti rispetto ai sistemi “fai-da-te”.
Sulla base di quanto detto, risulta abbastanza chiaro che, a fronte di un costo minore, i sistemi di sbiancamento “fai da te” offrono anche molti meno vantaggi.
È meglio, dunque, affidarsi alle mani di un professionista del settore, che saprà indicare al paziente il trattamento più adatto anche in base alle sue esigenze individuali.
- La concentrazione del principio attivo.
- Il suo tempo di posa sui denti.
Un intervento di sbiancamento dentale professionale garantisce risultati ottimali, minimizzando gli effetti indesiderati (l’eccessiva sensibilità termica e l’irritazione gengivale ad esempio).
Il dentista, prima di procedere all’intervento, protegge le gengive, la lingua e le labbra con presidi utili, in modo da evitare qualunque danno.
Dopo ogni seduta di sbiancamento dentale è importante astenersi dal fumare e non assumere cibi e bevande coloranti per almeno 24-48 ore.
Per quanto riguarda lo sbiancamento domiciliare, invece, il dentista fa realizzare nel suo studio mascherine in silicone morbido personalizzate (sulla base dell’arcata dentale del paziente).
All’interno delle mascherine viene inserita la giusta quantità di sostanze sbiancanti in gel (come ad esempio il perossido di carbammide) e si procede in seguito con l’applicazione sui denti.
Le mascherine possono essere mantenute in sede per un tempo variabile dai 30 minuti alle 3-4 ore; ripetendo l’operazione per circa una settimana si ottiene un ottimo effetto sbiancante.
La durata dell’effetto è solitamente di circa 5-6 anni, se nel corso di questo lasso di tempo si effettuano richiami di breve durata.
Esiste poi un altro tipo di intervento praticabile a casa, che si avvale delle “strips”, ovvero strisce adesive a base di agenti sbiancanti che vanno fatte aderire ai denti per una mezz’ora circa, 2 volte al giorno, per 2 settimane.
Questo trattamento è economico, pratico e presenta un basso rischio di ipersensibilità dentinale, tuttavia presenta una scarsa efficacia e richiede tempi abbastanza lunghi con risultati garantiti solo per pochi mesi.
A qualunque sbiancamento dentale decidiate di sottoporvi, è molto importante che chiediate prima consiglio al vostro odontoiatra di fiducia, che saprà valutare al meglio le vostre esigenze anche in base allo stato dei vostri denti, al loro colore, ecc.
Gli sbiancamenti dentali consentono di avere denti bianchi e dall’aspetto piacevole e conferiscono sicurezza in sé stessi e maggiore autostima; l’importante è saper scegliere il trattamento più adatto e conveniente.
- Le resine composite.
- I cementi vetroionomerici.
L’Odontoiatria Conservativa: la consevativa si occupa della cura delle carie dentali.
Il suo scopo è quello di conservare in bocca i denti colpiti dalle carie, fratture ecc. eliminando prima di tutto il tessuto cariato per poi ripristinare forma, funzione ed anche l’estetica originale degli elementi dentali.
Quando la carie è nella fase iniziale, il paziente non avverte nessun fastidio, solo periodiche visite di controllo dall’odontoiatra sono in grado di individuarle.
Quando la carie raggiunge una certa profondità, il paziente comincia ad avvertire alcuni fastidi:
- Dolore al caldo ed al freddo.
- Dolore alla masticazione.
- Dolore in presenza di cibi acidi e/o dolci.
Se la carie viene trascurata, essa continua a distruggere il dente fino ad arrivare alla polpa, ed è in questi casi che la sintomatologia cambia:
- Il dolore diventa spontaneo.
- Il dolore è intenso (pulpite).
- Il dolore riguarda ampie zone del volto.
Trattamento:
Lo specialista esegue l’anestesia, isola la zona di lavoro con una diga di gomma, in modo che ogni operazione avvenga in campo pulito, dopodiché, si procede con la rimozione del tessuto cariato.
Una volta ripulito tutto il dente si passa a valutare quanto ne è rimasto.
Se la carie ha distrutto una piccola parte basterà eseguire un restauro diretto ( effettuato direttamente in bocca al paziente), se invece la carie ha distrutto una gran parte del dente, essendo diventato molto fragile e quindi soggetto a fratturarsi durante la masticazione si eseguirà un restauro indiretto (fuori dalla bocca del paziente), che potrà essere parziale (intarsio) o totale (corona).
Per il restauro diretto, l’odontoiatra dopo aver rimosso tutto il tessuto cariato, prepara la superficie del dente per l’otturazione, applicando un acido mordenzante che rende l’area trattata ruvida e consente di far aderire meglio l’adesivo applicato subito dopo ed asciugato con una lampada fotopolimerizzatrice.
Eseguiti questi due passaggi si passa all’inserimento del composito in piccoli strati fino a ripristinare completamente la forma del dente.
Tale materiale viene applicato e modellato e poi indurito anch’esso con la stessa lampada.
Terminata la fase di ricostruzione, viene rimossa la diga, il dente viene rifinito, messo in altezza e lucidato.
Restauto Indiretto Parziale (Intarsio): Viene effettuato quando il dente ha perso molto della sua parte, ma non così tanta da dover procedere con una corona.
Lo specialista dopo aver pulito il dente procede al build-up del dente, riempie con composito le irregolarità del dente e gli dà una forma più regolare.
Poi il tecnico di laboratorio prende un’impronta, la svilupperà nel suo studio ed in base ad essa creerà l’intarsio, esso viene poi provato dall’odontoiatra e se tutto va bene, viene cementato.
Gli Intarsi possono essere realizzati con:
- La resina composita.
- La ceramica.
- Il matallo-ceramica.
- La ceramica integrale.
- Carie.
- Traumi.
- Sostituzione di vecchie otturazioni infiltrate.
- Per migliorare l’estetica del sorriso.
- La prima fase consiste nell’isolamento del campo operatorio con una diga di gomma e nella rimozione della carie o della vecchia otturazione.Nel caso di frattura bisogna rifinire la parte rimanente del dente in modo da rendere la superficie più adatta alla futura ricostruzione.
- In seguito la cavità viene trattata con l’acido ortofosforico al 37%. Questo passaggio, detto anche mordenzatura serve ad aumentare la superficie di contatto tra dente e otturazione. In poche parole serve ad aumentare il legame tra il dente e l’otturazione. Serve inoltre ad aprire i tubuli dentinali che vengono tappati durante la fase della rimozione carie.
- Successivamente viene applicato l’adesivo, una resina fluida fotopolimerizzabile che funge da legame tra il materiale da otturazione e il dente. Essendo fluida penetra agevolmente nei tubuli dentinali precedentemente aperti dalla mordenzatura. Questa fase è chiamata anche bonding.
- Si procede poi con la ricostruzione del dente con della resina di consistenza più elevata. Il dentista ha a disposizione una vasta scala di colori e tonalità. Una volta scelto il colore si inizia a deporre il primo strato del materiale. È importante farlo gradualmente, a strati, in quanto la fotopolimerizzazione, reazione chimica di indurimento del materiale indotta dalla luce ultravioletta a disposizione del dentista, causa una contrazione del materiale stesso. Questa contrazione da polimerizzazione deve essere attentamente controllata perchè essa può influire sulla durata del restauro.
- Una volta che si raggiunge la forma ed il colore desiderato si passa alla rifinitura ed infine alla lucidatura del restauro.
- Terapia con bite, con funzioni correttive (per riposizionare la arcate) e contenitive (per rilassare la muscolatura di mandibola e collo).
- Terapia fisica.
- Terapia comportamentale.
- Terapia farmacologica.
- Carie profonde.
- Ripetute procedure odontoiatriche.
- Per una crepa o una frattura del dente.
Alle volte, un forte trauma può causare danni irreversibili alla polpa, anche se il dente non ha alcun segno apparente.
Se l’infiammazione e/o l’infezione pulpare non viene adeguatamente curata, può portare nel tempo dolore, talvolta acuto, e ricorrenti ascessi.
I sintomi più comuni sono:
- dolore spontaneo.
- Ipersensibilità prolungata al caldo e/o al freddo.
- Fastidio e/o dolore durante la masticazione.
- Discolorazione del dente.
- (In caso di infezione acuta) il gonfiore e la fuoriuscita di pus.
A volte, tuttavia, non ci sono sintomi così evidenti o non ce ne sono affatto. Ciò non significa che il trattamento canalare non sia necessario.
- Anestesia locale per neutralizzare il dolore anche nei casi con polpa ancora sensibile.
- Ricostruzione provvisoria della corona dentale quando questa è molto distrutta, allo scopo di eliminare tutta la carie senza rinunciare alle pareti della cavità del dente.
- Isolamento del campo operatorio mediante la diga di gomma, consistente in un foglio di lattice di gomma teso da un archetto e tenuto fermo da un gancio posto intorno al dente da curare o a un dente vicino.
- Apertura della camera pulpare: accesso alla polpa attraverso una cavità preparata dal lato masticante del dente.
- Reperimento del o dei canali radicolari.
- Misurazione della lunghezza di lavoro ossia di ciascun canale presente (da un riferimento sulla corona fino all’apice radicolare) mediante una radiografia e un localizzatore elettronico d’apice (la dose di radiazione assorbita nell’esecuzione di una radiografia ad uso odontoiatrico è minima).
- Strumentazione dei canali mediante strumenti endodontici che asportano la polpa canalare, contaminata dai batteri e sostanze infette, creando nel medesimo tempo una forma delle pareti adatta a una completa otturazione.
- Lavaggi con ipoclorito di sodio, potente disinfettante, per ottenere un ambiente il più possibile pulito e asettico.
- Otturazione canalare mediante guttaperca, materiale plastico e modellabile con il calore, associato a un cemento canalare.
- Controllo radiografico della fine della cura.
- Ricostruzione della corona.
- Eventuale protesi fissa (corona o ponte).
- Il dente è gravemente fratturato.
- Il dente non ha un adeguato supporto osseo.
- La corona del dente non può essere ricostruita in modo predicibile.
- Non è possibile accedere alle parti più profonde della radice.
- Radiografie panoramiche: in cui si vedono tutti i denti, le ossa mascellari e le articolazioni temporomandibolari.
- Radiografie endorali: che sono più piccole e individuano da uno ad un massimo di tre-quattro denti.
- Le carie che si formano negli spazi interdentali, che spesso non si vedono facilmente all’esame clinico.
- Le carie recidive al di sotto di vecchie otturazioni.
- Gli elementi dentari inclusi nell’osso.
- I granulomi.
- Le cisti.
- Le eventuali fratture dei denti o delle ossa.
- Nei bambini permette di valutare se lo sviluppo dei denti sta avvenendo normalmente e se sono presenti i germi di tutti i denti definitivi.
- Serve inoltre per valutare la presenza dei denti del giudizio e dei parametri ossei per l’inserimento di un impianto.
La chirurgia orale
si occupa :
- Di estrazioni dentarie semplici.
- Residui radicolari.
- Denti inclusi o semi-inclusi nelle ossa mascellari.
- Di apicectomie, ovvero asportazioni dell’apice di denti coinvolti in processi flogistici.
- Di asportazione di cisti e tumori del cavo orale.
- Di chirurgia ossea ricostruttiva, come i rialzi di seno, gli innesti di osso e la rigenerazione ossea attraverso l’uso di membrane e biomateriali.
- Include anche l’implantologia e la parodontologia.
Estrazioni dentarie semplici: è l’atto chirurgico più frequente in uno studio odontoiatrico, è una manovra veloce e semplice, anche se alcune volte richiede tempo, precisione e la conoscenza di tecniche chirurgiche appropriate.
Estrazioni di denti del giudizio (inclusi): quando un dente non compare nel cavo orale trascorso il normale periodo per l’eruzione, questo viene considerato incluso o ritenuto.
I denti inclusi più frequenti in assoluto sono i denti del giudizio, seguiti dai canini.
Molto spesso, per mancanza di spazio nell’arcata dentaria, alcuni denti (soprattutto i denti del giudizio) rimangono parzialmente o totalmente sommersi nell’osso o nella gengiva, crescendo a volte in direzione scorretta.
Prima dell’intervento chirurgico viene eseguito un esame approfondito del cavo orale.
Le tomografiche (TC) sempre necessarie mostrano gli ottavi con le loro radici, la loro posizione nell’osso e la loro vicinanza a certe strutture anatomiche (nervi, seno mascellare).
Anestesia: la rimozione dei denti del giudizio inclusi è un intervento di routine, che può essere eseguito ambulatorialmente in anestesia locale.
Per l’estrazione chirurgica di un ottavo incluso vengono prima aperti i tessuti gengivali che lo ricoprono esponendo il dente, dopodiché viene asportato con molta cura l’osso che lo avvolge, quindi il dente è tolto sezionandolo in due o più parti, si chiude poi la ferita con dei punti di sutura.
Il giorno dopo l’intervento viene effettuato un controllo della ferita, ed i punti di sutura sono rimossi dopo 7/10 giorni.
- Una “vite”, che viene inserita chirurgicamente nell’osso.
- Un “pilastro”, che serve a connettere l’impianto alla struttura protesica sovrastante.
Tanti anni di studi clinici hanno evidenziato l’alta percentuale di successo degli impianti dentali osteointegrati, rendendo, questa metodica, estremamente affidabile e sicura.
L’impianto dentale, una volta in funzione nella cavità orale, interagisce con tre diversi tessuti:
- L’epitelio.
- Il connettivo.
- L’osso.
Il contatto della mucosa perimplantare con il complesso moncone implantare e protesi avviene tramite un attacco transmucoso formato da una barriera epiteliale e da un attacco connettivale.
La barriera epiteliale è simile all’attacco epiteliale che circonda i denti.
Invece, il contatto del tessuto connettivo differisce da quello attorno ai denti soprattutto perché le fibre connettivali non si inseriscono nella superficie del titanio, come invece avviene sulle radici dei denti, ma si dispongono parallelamente alla superficie dell’impianto dentale uniformandosi al tessuto.
L’osso è, pertanto, a stretto contatto con la superficie in titanio, libero da fibre connettivali; non c’è quindi il legamento parodontale come nel dente.
Per mantenere, tuttavia, una mucosa peri-implantare sana è di fondamentale importanza tenere sotto controllo l’igiene, in particolare la placca, come è richiesto per i denti naturali.
La placca batterica che si forma attorno agli impianti è molto simile a quella che si forma sui denti naturali e provoca le stesse reazioni infiammatorie sulla mucosa peri-implantare.
L’accumulo di placca attorno ad un impianto dentale, se non dovutamente asportato, può causare uno stato infiammatorio simile alla Gengivite, detta Mucosite.
Questa tipo di lesione è, tuttavia, di carattere reversibile.
Un accumulo di placca di lunga durata può condurre ad uno stato di infezione tale da causare la perdita di supporto osseo attorno all’impianto dentale. Questa degenerazione è simile alla comune Parodontite, ed è chiamata Perimplantite.
Il tessuto connettivo presente nei denti naturali non permette all’infiltrato infiammatorio di raggiungere l’osso, il quale, reagisce naturalmente mantenendosi sempre ad una certa distanza dalla placca batterica e dall’infiammazione.
Nella Perimplantite, invece, l’infiltrato infiammatorio può raggiungere l’osso evidenziando un’aggressività maggiore della Parodontite.
Poiché l’igiene dentale è fondamentale per il successo e la durata dell’impianto dentale, per cui il paziente deve essere consapevole che la sua collaborazione nell’eseguire, nei tempi e nelle modalità suggerite, l’ablazione del tartaro, è fondamentale sia per il buon esito del trattamento, che per la sua durata; come lo è per la salute dei denti naturali.
Nella maggioranza dei casi l’intervento di implantologia dentale non è né difficile, né doloroso e presenta una percentuale di successo abbastanza elevata, viceversa in alcuni casi più problematici, gli interventi saranno più complessi e per questo meritevoli di una più attenta considerazione e spiegazione e di tutto l’impegno e la professionalità per evitare rischi d’insuccesso.
I pazienti con condizioni cliniche o di altro tipo che possano interferire con il processo di guarigione dell’osso o dei tessuti molli, per esempio chi soffre di patologie connettivali, chi è sottoposto a terapia steroidea o soffre di infezioni ossee, ect. ,
Come è fatto un impianto dentale:
Sono costruiti in titanio, metallo di larghissimo uso in chirurgia per la sua neutralità biologica tranquillamente accettato dall’ organismo.
La loro superficie è irruvidita in modo da aumentare ed anche accelerare la possibilità di OSTEOINTEGRAZIONE.
Gli impianti in titanio sono di varia forma, ma quelli di ultima generazione possiedono una forma per lo più cilindrica, hanno normalmente una lunghezza che varia tra i 6-18 mm e un diametro che varia tra i 3-6 mm.
All’interno della testa implantare vi è una piccola filettatura interna, permettendo così la connessione di diversi monconi (i cosiddetti “abutment”).
I migliori impianti moderni sono accessoriati da un ricco assortimento di connettori al dente artificiale (monconi o abutment) , in modo da assicurare oltre che una detergibilità perfetta anche un’estetica ottimale rispetto al contorno gengivale.
Quest’ultimo fattore è importantissimo per un buon esito dell’intervento nelle zone estetiche della bocca. Ci sono vari tipi di abutment a seconda dell’impiego clinico (corone, ponti, protesi mobili ect.).
IL RIGETTO in implantologia dentale NON ESISTE, non essendoci alcuna possibilità di reazione immunologica sfavorevole come succede nei trapianti da donatori.
Gli impianti dentali devono essere prodotti e confezionati a norma di legge europea e vengono sempre accompagnati da un certificato che può essere visionato in qualsiasi momento e conservato dal paziente a garanzia di tutela ed affidabilità.
Tecniche chirurgiche di implantologia dentale:
Esistono due tecniche differenti per inserire gli impianti dentali:
- La tecnica a due tempi: prevede un doppio intervento chirurgico.
- un primo intervento in cui gli impianti dentali vengono inseriti nell’osso e coperti totalmente dalla mucosa;
- un secondo intervento, (a distanza di 3-6 mesi) a osteointegrazione avvenuta, in cui gli impianti dentali vengono esposti nel cavo orale pronti per essere utilizzati per la protesi.
- La tecnica ad un unico tempo: prevede un solo intervento chirurgico, in cui gli impianti dentali vengono inseriti nella struttura ossea e lasciati emergenti nel cavo orale.
La percentuale di successo è identica per i due metodi; è lo specialista che valuta, di volta in volta, la tecnica idonea in base alla situazione clinica, al tipo di impianto dentale ed alle caratteristiche del paziente.
In alcuni casi, può verificarsi che l’osso disponibile non sia sufficiente per l’installazione degli impianti dentali.
Per ottenere, una maggiore quantità di osso, oggi giorno esistono delle moderni tecniche, che utilizzano materiali innovativi come i biomateriali e membrane.
La correzione di difetti ossei può essere effettuata principalmente con quattro modalità di trattamento:
- La rigenerazione ossea guidata (GBR).
- L’innesto a blocco (origine intra o extraorale).
- L’espansione di cresta (Split Crest).
- Rialzo del seno mascellare.
Grazie alle nuove tecnologie, negli ultimi anni l’implantologia si è evoluta enormemente.
A partire da nuovi esami diagnostici come:
– La Tomografia Computerizzata (TC)
I moderni protocolli implantologici, compresa la tecnologia computer assistita, prevedono che il paziente, dopo esami di primo livello come ad esempio una Rx-OPT, esegua un esame radiologico che permetta di studiare tridimensionalmente l’anatomia ossea della bocca del paziente.
Fino agli anni ’90 l’unico esame che permetteva di effettuare questo tipo di studio tridimensionale era la Tomografia Assiale Computerizzata (T.A.C.). Questo esame però, sebbene utile, sottoponeva il paziente ad una dose di radiazioni elevatissima che al giorno d’oggi non è più giustificata.
Infatti dal ’98 è stata inventata una nuovo tecnologia definita T.C. Cone Beam (CBTC) che ha ridotto moltissimo l’esposizione alle radiazioni, permettendo oltretutto una elevata risoluzione tridimensionale delle immagini.
Nell’esame radiologico tramite Tomografia Computerizzata Cone Beam di ultima generazione, il paziente può essere comodamente seduto o in piedi in apparecchiature moderne e di piccole dimensioni, l’esame consiste in un’unica scansione, ha una durata in media di 30-40 secondi ed un dosaggio variabile che diminuisce di molto l’esposizione alle radiazioni.
Inoltre da un unico esame Cone Beam si possono ricavare tutte le radiografie necessarie in odontoiatria (OPT ed anche esami per ortodonzia) per studiare l’anatomia delle ossa mascellari del paziente. Oltre a ciò tramite l’esame Cone Beam si possono visualizzare le strutture nervose (nervo alveolare inferiore), le vie aeree ed i seni paranasali.
Gli impianti post estrattivi: l’implantologia post estrattiva si prefigge lo stesso scopo dell’implantologia standard, con la differenza che lo specialista inserisce l’impianto endoosseo dopo l’estrazione del dente malato.
Come funziona:
In seguito alla perdita dei denti si verifica nella sede interessata, un riassorbimento delle ossa e durante il primo anno dopo la perdita del dente è di circa il 50% dello spessore iniziale dell’osso; addirittura i due terzi di questo riassorbimento sono concentrati nei primi 3 mesi dopo la perdita del dente.
L’odontoiatria in passato prevedeva l’attesa di 6-12 mesi dal momento dell’estrazione del dente prima all’inserimento di un impianto endosseo.
Ricerche nel campo odontoiatrico hanno dimostrato che per ridurre al minimo questa perdita di osso, è consigliabile inserire gli impianti subito dopo l’estrazione dei denti.
- Il primo è quello di preservare l’osso dal riassorbimento.
- Il secondo è un minore trauma per l’osso e la gengiva, dato che l’impianto è inserito nell’alveolo.
- Il terzo vantaggio è la riduzione della durata totale del trattamento, infatti non incidendo e non scollando le gengive, queste guariscono in minor tempo e posizionando immediatamente l’impianto, questo viene incorporato prima dalle ossa del paziente, riducendo il tempo della terapia.
IL PRP:
Far ricrescere le ossa senza traumi, con cellule del proprio corpo, è ora possibile grazie all’uso del plasma arricchito con piastrine.
Stiamo parlando del Prp, acronimo di Platelet Rich Plasma o Plasma Ricco di Piastrine, una tecnica già in uso da molti anni in ortopedia e che ora ha trovato impiego anche nell’implantologia odontoiatrica per la sua capacità di favorire la ricrescita ossea in maniera mini-invasiva e atraumatica. Il Prp elimina infatti tutti gli svantaggi connessi alla ricostruzione ossea con prelievo da altri distretti ossei, come l’anca: il dolore e il disagio anzitutto, ma anche gli elevati costi dell’intervento.
Per ottenere il Plasma Ricco di Piastrine è sufficiente un prelievo di sangue, poi opportunamente preparato e frazionato che offre tutte le garanzie di sterilità delle procedure e del prodotto. Il risultato, congelato a -89 gradi centigradi e consegnato al chirurgo, viene mischiato ad osso autologo (cioè prelevato dal paziente stesso) o a sostituto d’osso naturale o sintetico per indurre la formazione di nuovo osso.
L’efficacia di tale tecnica è racchiusa nella grande concentrazione di fattori di crescita, delle sostanze presenti nel sangue che hanno la prerogativa di far iniziare la crescita di osso nel luogo dove vengono applicate. In tal modo si accelerano fortemente i processi di guarigione, rendendo possibile l’inserimento di impianti di maggiori dimensioni in tempi più brevi.
- Protesi fissa di ricostruzione: ha il compito di ricostruire le parti anatomiche del dente asportato e preservarlo quindi dalla completa distruzione (es. corone, perni moncone,intarsi, faccette).
- Protesi fissa di sostituzione: sostituisce completamente con elementi particolari i denti naturali (es. elementi intermedi di protesi a ponte).
- Protesi fissa di fissazione: ha la proprietà di bloccare e distribuire correttamente le forze masticatorie (es. ferule di fissazione).
Con il termine di “protesi mobile” si intendono tutte le protesi per la riabilitazione di edentulie sia parziali che totale.
Sono definite mobili in quanto possono essere rimosse facilmente dal paziente durante l’arco della giornata.
Protesi mobili sono la protesi totale, e la protesi parziale.
- La Protesi Parziale:
La protesi parziale si ancora tramite ganci o attacchi ai denti rimanenti.
Quando la protesi parziale ha una struttura di sostegno metallica viene definita protesi scheletrata, se la protesi scheletrata possiede degli attacchi di precisione su elementi pilastro viene detta protesi combinata.
Si può realizzare anche una protesi scheletrata in resina acetalica senza ganci in metallo.
- La Protesi Totale:
La protesi totale ha essenzialmente il compito di ristabilire la funzione masticatoria andata perduta.
Essa è meglio definita come “Protesi Mobile Totale” in quanto risulta essere un dispositivo che il paziente stesso può rimuovere e reinserire in qualsiasi momento della giornata.
È un dispositivo per la riabilitazione protesica di intere arcate ormai edentule, costituito da una struttura di sostegno in resina acrilica.
I denti utilizzati sono denti del commercio sia in ceramica (poco utilizzati) che in resina acrilica o composita.
La protesi totale rientra tra i dispositivi parafisiologici, in quanto i carichi masticatori vengono completamente scaricati sulla mucosa e sull’osso sottostante, essendo il paziente completamente privo di denti (edentulia).
Questo fenomeno ovviamente non deve ritenersi normale ma è invece deleterio per il paziente in quanto una protesi mobile porta con gli anni ad un ulteriore e progressivo riassorbimento dei processi alveolari delle arcate ossee, portando nel tempo ad una situazione di estrema atrofia ossee che potrebbe portare il paziente ad ulteriori complicanze tra cui:
- Progressiva instabilità della protesi nel tempo (specialmente la protesi inferiore).
- Comparsa di dolori durante la masticazione.
- Difficoltà ad effettuare eventuale trattamento implanto-protesico fisso.
- perdita degli elementi dentali posteriori, che impediscono l’ancoraggio posteriore.
- Notevole perdita ossea, in particolare nella zona anteriore, che risulta difficilmente protesizzabile.
- Ridotta quantità di osso, estremamente carente a livello della parte della radice del dente, che può non consentire l’utilizzo del dente pilastro nella protesi fissa.
- Età del paziente che può condizionare la scelta del tipo di dispositivo, facendo preferire la protesi scheletrata a quella fissa.
- Sui denti di appoggio che fungono da ritenzione della protesi, cioe’ la fanno stare ferma.
- Sulla mucosa( cioe’ gengiva) della zona edentula( dove mancano i denti).
- Costo economico.
- Essendo fatto di metallo permette di occupare una superficie meno ingombrante.
- Viene progettato con degli appoggi occlusali per evitare l’affossamento delle selle.
- Estrema facilitá di rimozione e pulizia.
- Manutenzione e riparazione economica.
- Rischio di carie sui denti ove si trovano i ganci.
- Mobilità maggiore rispetto ad una soluzione fissa.
- Rischio malattia parodontale nei denti adiacenti.
Le Faccette in ceramica: Le faccette sono sottilissimi gusci di ceramica: applicate sulla superficie esterna del dente, ne mascherano imperfezioni legate al colore, alla forma o alla posizione.
La preparazione del dente quando è necessario, consiste nell’asportare un piccolo spessore dentale, variabile secondo il caso; si tratta di una procedura conservativa, che non comporta danno alla polpa e rimane entro i limiti dello smalto.
Lo spessore molto sottile della ceramica (0,4 – 0,6 mm) conferisce al rivestimento quella semi-trasparenza così naturale che ha fatto il successo di questo restauro. Infatti, lo speciale effetto “lente a contatto” lo rende praticamente invisibile.
Attraverso una particolare e moderna tecnica di adesione chimica tra la ceramica e lo smalto si ottiene un risultato efficiente ed estetico eccezionale che riproduce il colore, forma e translucenza dei denti naturali.
Alcune volte si ha molta difficoltà nel distinguere i denti ricoperti con faccette di ceramica da quelli naturali.
Al contrario di una corona metallo-ceramica, il bordo tra la sottile faccetta di ceramica ed il dente naturale è praticamente invisibile, e non deve quindi essere posto sotto la gengiva.
Con le faccette non esiste il problema di irritazioni gengivali causato dalle corone, con conseguente retrazione delle gengive e visibilità dei margini delle corone.
Per i denti molto scuri, prima dell’applicazione delle faccette si consiglia un trattamento preliminare di sbiancamento, per evitare trasparenze di colore indesiderate.
Le faccette si utilizzano su un dente sano, ma con problemi estetici, tra i quali:
- Discromie (macchie permanenti) macchie permanenti che non si possono migliorare con le tecniche di sbiancamento.
- Diastemi (spazio fra i denti) si applicano ai denti faccette di dimensione leggermente maggiore di quella della superficie di applicazione, in modo da riempire gli spazi vuoti.
- Denti con anomalie di forma.
- Denti che presentano difetti dello smalto.
- Denti con forme scorrette o usurate.
- Denti abrasi: Risultato di processi erosivi: chimici (vomito da bulimia, abuso di bevande acide, quali limone o vari tipi di cola); meccanici (bruxismo, scorretto spazzolamento).
- Ortodonzia istantanea: Denti con anomalie di posizione: denti ruotati o disallineati che possono essere corretti con l’utilizzo delle faccette.
Le faccette in porcellana richiedono una preparazione del dente minima e consentono il raggiungimento di un risultato estetico che non ha eguali con altri trattamenti.
Presentano una forte resistenza all’abrasione e un’elevata stabilità cromatica a lungo termine.
La durata del restauro e la perfetta adesione al dente si devono all’eccellente legame del cemento resinoso con la ceramica e lo smalto mordenzati.
Questo legame, infatti, è il più forte tra quelli ottenibili in odontoiatria, grazie agli adesivi smalto-dentinali, le “colle” che rendono possibile legare i materiali da restauro estetico con i tessuti dentari.
Una volta cementate al dente, inoltre, diventano tutt’uno con esso e rinforzano la struttura residua del dente. Sono necessarie poche sedute.
- Una scorretta occlusione delle arcate dentarie, dovuti ad esempio a un’errata otturazione di una carie, o a una crescita difficoltosa dei denti del giudizio.
- Fino a patologie più serie che possono comportare uno spostamento della mandibola dalla sua posizione naturale e quindi sintomi quali mal di schiena, mal di testa e dolori cervicali.
Se i denti non sono allineati, infatti, ne risente l’intera postura del corpo.
- Portare la mandibola nella posizione corretta.
- Permette di non digrignare o serrare i denti durante la notte.
- Corregge la postura e può risolvere cefalee e dolori al rachide.
Il bite, nei casi di bruxismo notturno, ha un triplice effetto:
- Protegge lo smalto dai traumi da sfregamento e serramento dei denti.
- Ristabilisce il corretto allineamento delle due arcate dentali.
- Elimina le tensioni muscolari a livello della mandibola e del collo.
Pratico da usare, lavabile in acqua fredda con un semplice spazzolino da denti e del dentifricio, si conserva in un’apposita custodia.
Si mette solitamente prima di andare a letto ma può essere usato anche in tutte le occasioni in cui avviene il digrignamento dei denti, ad esempio alla guida o mentre si fa sport, e il periodo temporale di utilizzo è variabile secondo i casi.
Il bite si suddividono in:
- Bite morbido induce un riequilibrio e un rilassamento dei muscoli masticatori, ed è indicato in patologie prettamente muscolo-tensive. Questo tipo di placca è definito comunemente bite-plane e il suo obiettivo principale è la deprogrammazione dei muscoli masticatori, col conseguente rilassamento muscolare.
- Bite duro, invece, è indicato nell’intercettazione e nella correzione di abitudini viziate e parafunzioni, come tenere i denti serrati o mordersi le labbra. Questo tipo di bite risulta spesso utile ad alleviare i dolori e gli attacchi algici da nevralgia del trigemino.
- E’ in grado di fornire una nuova stabilità, riequilibrio muscolare e funzionalità temporo-mandibolare, favorendo masticazione, deglutizione e riallineamento posturale.
- Consente la verifica della posizione scelta ai fini di eventuali terapie definitive future.
- Spostando i denti.
- Guidando correttamente la crescita delle ossa mascellari durante l’infanzia e l’adolescenza.
- Modificando le ossa dei mascellari mediante interventi di chirurgia delle ossa in abbinamento alla terapia di allineamento dentale.
Avere una dentatura dritta è molto importante per evitare il nascere di alcune patologie:
- Carie e malattie gengivali: dei denti storti sono difficili da pulire con l’igiene orale quotidiana, per cui la placca depositandosi da origine a batteri i quali creano carie ai denti.
- Malocclusioni e masticazione scorretta: la malocclusione compromette la masticazione, e il sovraccarico può danneggiare i denti (abrasione, mobilità) e le articolazioni temporo-mandibolari. Tutto ciò può portare a dolori facciali, mal di testa, ronzii, nonché tensioni muscolari e difetti posturali a livello della colonna vertebrale.
La buona riuscita dei trattamenti ortodontici dipende, oltre che da una corretta diagnosi ed una corretta terapia, da tanti altri fattori:
- La collaborazione del paziente nel seguire le istruzioni consigliate dal clinico.
- Una scrupolosa igiene orale.
- La costanza nel presentarsi agli appuntamenti.
- La risposta individuale dei tessuti ossei, gengivali, dentali che è molto differente da persona a persona.
Nel Centro Medicvita ogni piano di cura ortodontica è personalizzato a secondo del caso clinico sottoposto a cure.
Possiamo per cui avere:
- Ortodonzia propriamente detta fissa/fissa estetica:
Essa ha lo scopo di favorire la discesa in arcata di quei denti che sono rimasti intrappolati nell’osso, di spostare i denti per consentire l’inserimento di denti protesici nel caso di denti permanenti mancanti, cioè mai formatisi ( agenesia), o a causa di estrazioni.
- Ortopedia dei mascellari:
Prevede l’utilizzo di apparecchi che intervengono sulla crescita ossea dei mascellari applicando delle forze ortopediche.
Questi apparecchi hanno spesso dei punti di appoggio esterni alla bocca.
È il caso delle cuffiette per trazioni ortopediche o delle maschere con appoggio al mento ed alla fronte.
Questi apparecchi, nonostante possano erroneamente richiamare un’ortodonzia del passato, in alcune situazioni si rivelano utili ed efficaci.
Essi inoltre vengono utilizzati solo quando si è in casa e dunque non influiscono minimamente sulla vita di relazione dei piccoli pazienti.
Un altro esempio di apparecchio ortopedico è l’espansore rapido del palato.
Un apparecchio fisso intraorale che consente l’allargamento del mascellare superiore.
Ortodonzia Intercettiva: agisce preventivamente come correzione delle mal occlusioni allo scopo di evitarne l’aggravamento, ed individua e neutralizza i meccanismi d’insorgenza degli stessi.
E’ fondamentale comprendere che la patologia ortodontica è tipicamente evolutiva, assumendo nel tempo condizioni sempre più complesse; per cui curando precocemente un bambino si evita il consolidamento della mal occlusione che renderebbe più difficile e, in alcuni casi, impossibile da curare, senza ricorrere a trattamenti molto complessi o ad interventi chirurgici a fine crescita.
Quindi l’ortodonzia intercettiva cura tutte le mal posizioni dentarie che portano ad un alterato cambiamento fra le arcate dentarie,( inversioni del settore anteriore o di quello laterale: morso inverso anteriore o terza classe e morso inverso laterale destro o sinistro o bilaterale).
Gli scopi dell’Ortodonzia intercettiva sono:
- Correggere l’attività masticatoria.
- Correggere la fonazione e la deglutizione.
- Previene affollamenti gravi e mancate eruzioni dentarie.
- Evita l’insorgere di lesioni dell’apparato di sostegno del dente.
- Previene ed elimina attività respiratorie anomale.
- Elimina abitudini viziate (succhiamento del dito, del ciuccio),
- Elimina le parafunzioni (serramento, digrignamento).
- Elimina le disfunzioni muscolo scheletriche di origine discendente.
Ortodonzia Fissa con attacchi in ceramica: uno degli svantaggi principali degli apparecchi ortodontici fissi con attacchi metallici è il loro inestetismo.
Con il passare degli anni si è cercato di trovare delle soluzioni per superare questo problema.
Oggi con gli attacchi in ceramica si sono superati i difetti estetici degli attacchi in metallo.
Questo tipo di ortodonzia prevede l’utilizzo di un apparecchio fisso i cui brackets sono realizzati in materiale ceramico.
La ceramica ha il pregio, quindi, di adattarsi alla tonalità dei denti di chi utilizza questo tipo di apparecchio ortodontico: una volta posizionati sui denti i brackets risultano praticamente invisibili, garantendo un risultato estetico straordinario.
L’ortodonzia linguale: è una tecnica ortodontica che cerca di superare lo svantaggio estetico dell’ortodonzia fissa classica; in essa infatti, gli attacchi ortodontici vengono inseriti sul lato interno del dente, rivolti cioè verso la lingua, da qui il nome di ortodonzia linguale.
Inizialmente i pazienti possono avere fastidi, difficoltà nella deglutizione, fonazione e disturbi alla lingua, ma in pochi giorni il paziente si abitua facilmente a convivere con questo tipo di apparecchio.
Lo svantaggio principale di questo trattamento è che non sempre è compatibile e applicabile ai vari casi clinici.
- Affollati.
- Con un’eccessiva spaziatura.
- Con arcate strette che possono essersi spostati dopo aver portato apparecchi.
La Pedodonzia: E’ il settore dell’odontoiatria che si occupa delle cura dei denti dei bambini.
Il centro Medicvita consiglia di effettuare una prima visita di controllo a partire dai 3/4 anni, tenendo ovviamente presente la collaborazione o meno del bambino.
Una corretta igiene orale unita a salutari abitudini alimentari permette di salvaguardare la salute dentale del bambino a partire dai denti decidui ( da latte) fino alle dentature definitive.
Presso il ns Centro si effettuano cure odontoiatriche anche in pazienti molto piccoli, non collaboranti, con soli denti decidui, in quanto il recupero dei denti da latte è molto importante per mantenere gli spazi adeguati ad accogliere i denti definitivi, evitando problemi di affollamento dentale e le conseguenti alterazioni dell’occlusione, quando necessario, si interviene anche con le devitalizzazioni anche su denti da latte.
- C’E’ UNA RELAZIONE TRA BATTERI DELLA BOCCA E ATEROSCLEROSI.
http://www.dottnet.it/articolo/23129/c-e-una-relazione-tra-batteri-della-bocca-e-aterosclerosi-
Neurologia| Redazione DottNet| 03/01/2018 19:19.
Contribuiscono a formare le placche che scatenano infarti e ictus.
Gli accumuli di grasso che intasano le arterie e scatenano onfarti e ictus non sono dipesi solo da ciò che si mangia. C’è un nesso, infatti tra le malattie della gengiva e le placche di aterosclerosi ed è legato ad alcuni batteri presenti nella bocca. E’ quanto emerge da uno studio realizzato dall’Università del Connecticut di Storrs e pubblicato sul Journal of lipid research che mette in evidenza ancora una volta quanto la salute della bocca sia importante per la salute generale.
L’analisi ha coinvolto alcuni pazienti ricoverati in ospedale.
I Bacteroidetes, che colonizzano la bocca e l’intestino, di solito non causano danni. In determinate condizioni possono dare origine a malatie gengivali, ma anche in questo caso non invadono i vasi sanguigni. I lipidi che secernono, però, possono passare attraverso le pareti cellulari e andare a finire nel sangue. E’ in questo momento che contribuiscono a questo intasamento che indurisce e restringe le arterie, con una diminuzione del flusso di ossigeno che può portare a malattie come infarto o ictus.
I ricercatori hanno potuto notare come la crescita dei lipidi non fosse dipesa dal grasso animale ma dai batteri della famiglia dei Bacteroidetes ( li producono con alcune caratteristiche, tra cui un numero dispari di atomi di carbonio). Il gruppo di ricerca ora progetta di effettuare un’analisi più dettagliata delle placche aterosclerotiche per scoprire esattamente dove si accumulano i lipidi dei Bacteroidetes. Già una ricerca dell’Università della Columbia aveva dimostrato un’associazione tra le malattie della gengiva e la progressione dell’arterosclerosi.
In un saggio pubblicato nell’ottobre del 2013 su Jaha, il Giornale dell’American heart association, sono stati riassunti tre anni di lavoro dei ricercatori su 5.000 esempi di placca presi dai denti di 420 pazienti. Dalla ricerca era emerso che i pazienti che avevano avuto un miglioramento della salute delle gengive, e che avevano una minor percentuale di batteri associati a malattie gengivali, avevano poi una più lenta progressione dello spessore intimo- mediale dell’arteria carotide.
Un nuovo metodo per realizzare i tuoi denti: IL CAD CAM
E’ una nuovissima tecnica rivoluzionaria che ci premette di realizzare i vostri denti definitivi in un’unica seduta, cominciando da una impronta digitale, la progettazione del vostro restauro (che potrete vedere prima della sua realizzazione), terminando con il fresaggio in studio dei vostri denti in ceramica nell’ambito della stessa seduta, senza piu vecchie impronte in silicone.
Sbiancamento professionale con Philips Zoom White
Test clinici hanno dimostrato che Philips Zoom WhiteSpeed, è il marchio numero uno per lo sbiancamento professionale più richiesto dai pazienti e regala denti più bianchi anche di otto gradazioni in 45 minuti.
Con dei risultati e un’efficacia clinicamente superiori rispetto ad altre soluzioni professionali per lo sbiancamento, WhiteSpeed è uno dei modi più veloci per ottenere un sorriso più sano e luminoso che i pazienti saranno orgogliosi di sfoggiare. La tecnologia ad attivazione luminosa di WhiteSpeed accelera il processo di sbiancamento, offrendo risultati straordinari ai pazienti in una sola seduta.
Il PRP fa parte degli interventi di medicina rigenerativa ed è un esempio della continua innovazione della chirurgia estetica. Il nome PRP è l’acronimo di “Plasma Ricco di Piastrine”; il plasma utilizzato è quello del paziente stesso, derivato dal proprio sangue.
Prima di spiegare come funzioni il trattamento PRP e in quali zone del corpo venga effettuato, bisogna accennare le proprietà delle piastrine: le piastrine sono cellule presenti nel sangue e sono note perché intervengono nel processo della coagulazione quando ci si ferisce, inoltre sono importanti perchè contengono i fattori di crescita che servono ad attivare le cellule staminali.
Le piastrine, quindi, svolgono un ruolo importantissimo nei processi rigenerativi.
Per ottenere il PRP, si preleva un po’ di sangue (in media circa 5 ml, ma dipende dal tipo di trattamento).
La centrifugazione, successiva, separa le piastrine dalle cellule non importanti, che vengono eliminate. Ottenuto quindi il PRP, si procede iniettandolo nell’area da trattare. L’iniezione è, generalmente, del tutto indolore, è inoltre un procedimento sicuro, perchè derivato dal paziente e non si ha rischi di reazioni allergiche, è semplice e rapido.
Il PRP viene utilizzato per uso dermico, iniezioni al cuoio capelluto e alle articolazioni.
Le iniezioni di PRP aumentano luminosità, tono ed elasticità della pelle. I distretti possibili sono:
– viso
– collo e décolleté
– articolazioni
– cuoio capelluto
Il PRP comporta un graduale rilascio di fattori di crescita e questo rende progressivi i risultati; già dopo una settimana diventano apprezzabili, ma si riscontrano completamente dopo circa 20-30 giorni.
Il numero delle sedute da effettuare dipende dall’area di interesse e dalle condizioni della cute pre-trattamento. Per un’indicazione precisa a riguardo, è necessaria una visita clinica.