L’oculistica: è la branca della medicina che si occupa della prevenzione, diagnosi e terapia delle malattie dell’occhio, della misurazione della vista e della correzione dei vizi refrattivi.
Molte malattie dell’occhio hanno andamento progressivo e vanno pertanto diagnosticate e curate quanto prima possibile per fermare l’evoluzione.
Il Centro Polispecialistico Medicvitasrl mette a disposizione dei propri pazienti i seguenti trattamenti:
- Diagnosi e terapie dell’occhio comuni e rare sia del bambino che dell’adulto;
- Miopia, ipermetropia, astigmatismo, presbiopia, strabismo;
- Sindrome dell’occhio secco;
- Congiuntivite;
- Pressione intraoculare (glaucoma);
- Esame del Fundus oculi (Prev. Maculopatia);
- Difetti visivi con laser terapia;
- Valutazione per microchirurgia della cataratta.
La visita oculistica: è costituita da una serie di test effettuati dallo specialista per valutare le condizioni di salute degli occhi e misurare l’acutezza visiva di una persona, ossia la capacità di mettere a fuoco e distinguere gli oggetti.
Con le visite oculistiche si possono rilevare malattie degli occhi, potenzialmente curabili, che possono portare alla perdita della vista, ma si possono anche rilevare manifestazioni oculari di malattie sistemiche, o segni di tumori o altre malattie del sistema nervoso.
La visita oculistica di base si svolge:
- Con un esame esterno degli occhi.
- Si eseguono dei test specifici per l’acutezza visiva.
- La funzionalità pupillare. l
- La motilità dei muscoli esterni dell’occhio.
- La misurazione della pressione interna degli occhi (tonometria) .
- L’esame del fondo oculare.
La prescrizione oculistica che viene rilasciata al termine di una visita di controllo indica se è stato rilevato un effettivo difetto visivo.
Essa è indispensabile all’ottico per realizzare i vostri occhiali, o al contattologo per consigliarvi le lenti a contatto più adatte alle vostre esigenze.
L’esame esterno degli occhi consiste nell’ispezione delle palpebre, dei tessuti circostanti e dello spazio interpalpebrale, occupato dal bulbo oculare.
Può anche essere eseguita la palpazione del margine orbitario, se la condizione clinica del paziente lo richiede.
Le congiuntive e la sclera possono essere ispezionate invitando il paziente a guardare in alto ed in basso, utilizzando una fonte di luce intensa ed un biomicroscopio per l’osservazione dei dettagli.
La cornea e l’iride vengono osservati in modo simile.
L’acutezza (o acuità) visiva è la capacità dell’occhio di rilevare dettagli e ci offre la misura quantitativa della capacità dell’occhio di vedere un’immagine a fuoco ad una certa distanza.
La definizione standard di normale acuità visiva è 10/10, e rappresenta quanto può essere visto da una “persona con visione normale” alla distanza specificata.
L’acutezza visiva è spesso valutata con una tabella luminosa posta ad una distanza comparabile all’infinito, con lettere singole (la tavola di Snellen è la più comune).
L’esame per la funzionalità pupillare comprende l’osservazione delle pupille in base:
- alle dimensioni (una differenza di grandezza fra le pupille fino ad un millimetro può essere normale),
- alla forma (che deve essere regolare) ,
- alla reattività alla luce (riflessi fotomotori).
La motilità oculare deve essere testata soprattutto nei bambini e, in genere, quando i pazienti si lamentano di visione doppia o se l’oculista sospetta malattie neurologiche.
In primo luogo, il medico deve valutare visivamente gli occhi per le deviazioni che potrebbero dipendere da disfunzioni dei muscoli extraoculari o da paralisi dei nervi cranici che innervano i muscoli extraoculari.
La motilità oculare viene valutata, almeno grossolanamente, da test tipo “segui il mio dito”, in cui il dito dell’esaminatore traccia un’immaginaria “doppia H”, che tocca gli otto campi di sguardo.
Questo semplice test consente di valutare la funzionalità dei muscoli estrinseci:
- I muscoli retti inferiori.
- Superiori.
- Mediali.
- Laterali.
i muscoli obliqui:
- Superiori.
- Inferiori.
La tonometria è una tecnica che permette di misurare la pressione intraoculare (o tono oculare) utilizzando uno strumento detto tonografo.
Serve a verificare le variazioni dalla normalità della pressione interna dell’occhio.
Può aumentare o diminuire in rapporto a patologie, traumi o interventi oftalmici.
Vi sono 3 tipi diversi di tonometro:
- A soffio.
- A planazione (Goldmann).
- Di Pascal.
Quando si effettua la tonometria il paziente viene fatto accomodare su uno sgabello appoggiando mento e fronte sullo strumento.
Il tonometro a soffio spruzza un soffio d’aria sulla cornea del paziente, che deve mantenere l’occhio ben aperto e osservare una luce.
L’operazione dura 15 secondi per entrambi gli occhi.
Il tonometro di Goldmann imprime una lievissima forza sulla cornea.
Il paziente deve mantenere l’attenzione, rilassarsi e non trattenere il respiro, non chiudere gli occhi e guardare il cono illuminato da una luce azzurra davanti a sé.
La procedura dura 20 secondi.
Il tonometro di Pascal funziona in modo simile a quello di Goldmann e prevede un contatto di almeno 10 secondi.
La tonometria è una tecnica minimamente invasiva, non pericolosa, non dolorosa.
Il tonometro a soffio è il test di screening principale.
Possono essere indicati approfondimenti con gli altri due modelli di tonometro.
Il tonometro di Pascal è più adatto ai pazienti già sottoposti a chirurgia refrattiva con laser ad eccimeri ed altri interventi alla cornea.
L’uso del tonometro a soffio non richiede preparazione, mentre se viene utilizzato il tonometro di Pascal è necessario instillare un anestetico tramite collirio 30 secondi prima dell’esame.
Per il tonometro di Goldmann al collirio anestetico si aggiunge un collirio che serve a colorare le lacrime con fluoresceinato sodico.
La pressione oculare elevata, pressocché asintomatica, può determinare danni irreversibili al nervo ottico (glaucoma).
L’esame del fondo oculare o (o del fundus oculi) è un esame oculistico diagnostico medico, eseguito dal medico specialista in oculistica.
Con l’esame del fondo oculare si può valutare lo stato delle strutture interne del bulbo oculare.
È perciò possibile diagnosticare l’occlusione delle arterie della retina, il distacco della retina e altre malattie che comportano conseguenze sull’apparato circolatorio e in particolare sul microcircolo, come il diabete mellito (alterazione del meccanismo con cui l’organismo regola il livello di zucchero nel sangue).
Il fondo dell’occhio è infatti l’unica parte del corpo umano, dove è possibile osservare direttamente la microcircolazione.
Per avere una visione più ampia l’esame si effettua dopo aver dilatato la pupilla grazie alla instillazione di speciali colliri contenenti sostanze quali la fenilefrina oppure l’ibopamina.
Con tali soluzioni la dilatazione inizia nel giro di 10-15 minuti e si ottiene un massimo in un arco di tempo compreso fra i 45 e i 60 minuti.
L’effetto è correlato alla concentrazione usata e al numero di gocce instillate dall’oculista.
L’effetto scompare completamente nel giro di 4-6 ore.
Il paziente durante l’esecuzione dell’esame è posto in ambiente scarsamente illuminato, seduto o disteso.
La Chirurgia Refrattiva: è un tipo di chirurgia usata per correggere i vizi refrattivi dovuti ad un difetto di focalizzazione delle immagini sulla retina, intervenendo sulla cornea o sul cristallino.
Tali difetti sono principalmente:
- La miopia.
- L’ipermetropia.
- L’astigmatismo.
L’intervento chirurgico è generalmente consigliato quando:
- l’uso di occhiali e lenti a contatto non sono ben sopportati,
- difetti forti,
- difetti molto sbilanciati tra un occhio e l’altro,
- attività lavorative dove l’uso di lenti costituisca un problema.
Il valore del difetto deve essere misurato da uno specialista, il quale prima dell’eventuale intervento chirurgico deve ottenere una serie di dati.
I più importanti sono:
- La misurazione del difetto visivo.
- La topografia corneale (la curvatura della superficie oculare).
- La pachimetria (misurazione dello spessore della cornea).
- Il diametro della pupilla (in dilatazione e non).
L’intervento è generalmente definitivo, ma richiede un periodo di assestamento di qualche mese, e non sempre c’è garanzia dell’ottenimento di una visione perfetta (10/10).
Sebbene la capacità visiva migliori sempre, talvolta può permanere un piccolo residuo refrattivo, che spesso però può essere corretto grazie a un secondo intervento di minore entità.
La correzione dei difetti refrattivi avviene tramite il rimodellamento della cornea, in modo da correggere il difetto di refrazione e migliorare la vista del paziente.
Questi interventi sono generalmente poco invasivi ed effettuati in anestesia locale, con l’applicazione di collirio anestetico.
Il medico utilizza costantemente un microscopio operatorio per osservare la cornea.
Viene richiesta una buona collaborazione da parte del paziente ed una corretta applicazione della terapia assegnata dal medico, sia pre e sia post-operatoria.
La chirurgia refrattiva intraoculare comprende tecniche che prevedono la sostituzione del cristallino naturale con uno artificiale (lente intraoculare) o l’impianto in un cristallino artificiale parallelo (lenti fachiche).
La chirurgia refrattiva intraoculare si esegue nel caso di cataratta, o nel caso di un importante difetto di vista che non possa essere corretto lavorando sulla cornea.
Sono tecniche mini-invasive, espongono quindi a rare complicanze legate agli interventi che prevedono l’apertura del bulbo.
La Miopia: è un’anomalia refrattiva dell’occhio, a causa della quale i raggi luminosi provenienti da un oggetto distante non si focalizzano correttamente sulla retina.
La conseguenza è che gli oggetti osservati tendono ad apparire sfocati e la visione migliora con la riduzione della distanza.
La gravità della miopia si misura in diottrie:
- Fino a -3.00 diottrie si tratta di miopia lieve e si considera un difetto visivo.
- Da -3.00 a -6.00 diottrie si tratta di miopia media.
- Mentre una miopia maggiore di -6.00 diottrie è considerata di grado elevato.
La miopia è definita patologica, quando si associa a patologie corio-retiniche o oculari, quali distacco della retina o glaucoma.
Vi sono però molti criteri e le classificazioni possono variare anche notevolmente.
I metodi di correzione possono essere svariati:
- Correzione oftalmica, è quella di compensarla con lenti che permettono di focalizzare correttamente l’immagine; (ovvero mediante l’utilizzo di occhiali).
- Correzione attraverso lenti a contatto (morbide, rigide, ortocheratologia).
- Correzione attraverso approcci rieducativi (visual training).
- Correzione attraverso approcci chirurgici.
In base al grado di miopia e alle esigenze del soggetto si preferirà un metodo correttivo piuttosto che un altro.
Per la correzione chirurgica si usa il termine chirurgia refrattiva, solitamente tramite laser, che modifica la curvatura della cornea, diminuendo il potere rifrattivo della cornea, compensando la miopia.
L’Ipermetropia: è un’ametropia o condizione rifrattiva nella quale il bulbo oculare è troppo corto rispetto alla capacità di messa a fuoco dell’occhio.
L’ipermetrope può compensare la sua ametropia, ma ciò può avvenire solo per difetti di entità medio-bassa.
E’ maggiore in giovane età ma diminuisce con il passare degli anni.
Questo spiega perché un certo grado d’ ipermetropia da giovani venga compensato tranquillamente, mentre con l’avanzare dell’età va corretto con lenti sempre più forti.
L’ipermetrope può vedere gli oggetti all’infinito attraverso l’aumento della curvatura della superficie anteriore del cristallino tramite il muscolo ciliare, che permette di creare sulla retina immagini a fuoco di oggetti posti a diversa distanza rispetto al punto remoto o infinito nella visione.
I sintomi principali sono:
- Mal di testa.
- Bruciore.
- Lacrimazione. ecc…
e si manifestano specialmente nella visione da vicino, questa situazione si può presentare, ad esempio, in seguito a lettura per molte ore al giorno.
L’ipermetropia si può correggere con l’uso di occhiali o con lenti a contatto.
Inoltre, oggi sono presenti diverse soluzioni microchirurgiche che lo specialista ha a disposizione:
- Laser a eccimeri.
- La cheratocoagulazione radiale.
- La termocheratoplastica.
- L’impianto di lenti fachiche.
- La sostituzione del cristallino.
L’ Astigmatismo: è una condizione refrattiva in cui esistono variazioni di potere nei differenti meridiani dell’occhio.
Può essere associato a miopia, ipermetropia e presbiopia.
Un certo grado di astigmatismo corneale è fisiologico (mediamente 0,50 – 0,75 diottrie) dovuto alla pressione palpebrale che genera un lieve incurvamento del profilo corneale.
Le superfici che presentano astigmatismo sono:
- La cornea.
- Il cristallino.
La superficie esterna della cornea è considerata sede principale dell’astigmatismo.
Un’anomalia di forma della cornea può essere causata da vari fattori:
- Rigidità corneale.
- Cornea deformata dalla pressione esercitata dalle palpebre.
Al cristallino è solitamente attribuito un modesto astigmatismo causato talvolta dall’inclinazione fisiologica del cristallino e/o dalla sua forma.
L’astigmatismo di grado elevato è generalmente congenito e può subire delle lievi variazioni nel corso della vita.
L’astigmatismo irregolare è successivo a modificazioni della cornea a seguito di traumi, lesioni e infezioni.
A seconda del tipo di astigmatismo, i sintomi possono essere molto differenti.
Astigmatismi di grado lieve possono essere asintomatici, oppure presentare sintomi derivanti dal continuo cambio di messa a fuoco, nel tentativo di ottenere un’immagine la più nitida possibile.
La visione nell’astigmatismo è quasi normale per entità modeste, mentre è generalmente ridotta per entità superiori e a nessuna distanza migliora.
Gli oggetti percepiti possono apparire distorti, come allungati, specie negli astigmatismi d’entità notevole.
Astigmatismi di modesta entità inducono generalmente a dolori ai bulbi oculari, dolori sull’arcata ciliare, cefalea, bruciore agli occhi, lacrimazione eccessiva.
Astigmatismi di grado medio elevato presentano solitamente una visione sfocata, nella visione sia da lontano sia da vicino.
L’astigmatismo può essere corretto con:
- L’uso di lenti oftalmiche cilindriche o toriche.
- L’uso di lenti a contatto gas-permeabili o morbide.
L’astigmatismo può essere corretto anche tramite la chirurgia refrattiva, con l’utilizzo di laser o tramite la Mini Cheratotomia Radiale Asimmetrica, in grado di bloccare l’evoluzione dell’astigmatismo.
La Presbiopia: è una condizione fisiologica dell’apparato visivo, non appartenente ai difetti di rifrazione, non fa quindi parte delle ametropie.
Si tratta di un calo del potere di accomodazione dell’occhio al di sotto delle 4 diottrie, dovuto ad un progressivo irrigidimento del cristallino.
La presbiopia si manifesta come difficoltà a mettere a fuoco da vicino: si ha difficoltà a leggere, a lavorare al computer, ecc.
Questo avviene perché il livello di accomodazione disponibile è diventato insufficiente a garantire una buona messa a fuoco alle brevi distanze.
Insorge mediamente intorno ai 45 e fino ai 65 il potere accomodativo continuerà a diminuire notevolmente, per poi stabilizzarsi.
Si manifesta con visione sfocata e annebbiata da vicino, migliorabile allontanandosi da ciò che si osserva o aumentando l’illuminazione.
La correzione avviene con lenti oftalmiche positive o meno negative nei casi dei miopi presbiti.
Altre soluzioni compensative sono rappresentate dall’utilizzo di lenti a contatto, generalmente di tipo multifocale.
La chirurgia refrattiva, in questo caso, non può essere d’aiuto poiché è il potere da lontano che viene a modificarsi in caso di intervento.
Sono però in atto studi e prove di impianto di cristallini progressivi.
Lo strabismo: è una deviazione di uno o entrambi gli occhi rispetto al punto di fissazione (gli assi visivi non sono, quindi, diretti verso lo stesso punto dello spazio) e viene distinto a seconda della direzione di tale deviazione:
- Strabismo convergente (l’occhio è deviato verso l’interno).
- Strabismo divergente (l’occhio è deviato verso l’esterno).
- Strabismo verticale (l’occhio è deviato verso l’alto o il basso).
Lo strabismo, inoltre, può essere:
- Congenito.
- Ad insorgenza precoce o tardiva.
- Costante o Intermittente (la deviazione è presente solo in alcuni momenti della giornata),
- Monolaterale (interessa sempre e solo un occhio) o Alternante (interessa i due occhi alternativamente).
Lo strabismo può essere legato a difetti visivi o a patologie oculari piuttosto serie.
Tra i principali fattori si ricordano:
- Ereditarietà.
- Anomalie oculari (cataratta, ptosi, ecc.).
- Difetti rifrattivi.
- Paresi di origine cerebrale.
- Paresi di uno dei muscoli oculari.
Nel bambino lo strabismo può essere causato da vizi refrattivi non corretti, l’ipermetropia ad esempio determina frequentemente strabismo convergente.
Altra comune causa di strabismo è la visione ridotta in un occhio (ambliopia) che impedisce la normale collaborazione tra i due occhi, generando di solito uno strabismo divergente.
A volte, inoltre, lo strabismo compare fin dalla nascita (congenito) o nei primi mesi di vita non legato ad altre alterazioni oculari.
Nell’adulto l’improvvisa comparsa di forme di strabismo va normalmente collegata a fenomeni di paresi dei muscoli oculomotori o interpretata come manifestazione della presenza di uno strabismo latente scompensatosi.
L’occhio deviato porta al cervello un’immagine diversa rispetto a quella dell’altro occhio determinando così una fastidiosissima visione doppia.
Il cervello tende, quindi, ad escludere, o per meglio dire a sopprimere, le informazioni provenienti dall’occhio strabico perché creano confusione.
Se la soppressione è costante, l’occhio deviato non viene utilizzato, non sviluppa o perde l’acuità visiva, fino a generare un’ambliopia (forma duratura di debolezza visiva per cui un occhio, sebbene anatomicamente normale, non è in grado di vedere bene), che col tempo può diventare irreversibile.
L’ambliopia può insorgere anche in presenza di microstrabismo, cioè quando l’angolo di deviazione è molto piccolo: in questo caso gli oggetti non vengono visti doppi, anzi il paziente presenta una fusione binoculare, una sorta di collaborazione tra la fovea dell’occhio sano ed una zona della retina dell’occhio deviato molto vicina alla fovea, ma con capacità visiva inferiore.
Nel bambino al di sotto di sei anni, quanto più a lungo l’abitudine alla soppressione rimane ignorata, tanto più diventa difficile riportare alla normalità l’acutezza visiva dell’occhio strabico.
Il trattamento dello strabismo è finalizzato, per prima cosa, al recupero visivo e funzionale di entrambi gli occhi. Solo quando si sarà ottenuto un buon visus o l’alternanza di visione dei due occhi, si potrà passare alla fase successiva, cioè all’eventuale riallineamento dei bulbi oculari.
Il trattamento ottico è fondamentale: le lenti devono essere prescritte al più presto possibile, previa determinazione del vizio di refrazione.
Le lenti hanno effetti molteplici:
- Migliorare l’acutezza visiva.
- Influenzare il rapporto accomodazione-convergenza.
- Diminuire e talora annullare la deviazione oculare.
Anche la terapia antiambliopica deve essere iniziata al più presto e nel modo migliore,
a seconda del caso, ricorrendo a vari mezzi:
- Occlusione diretta, con bende adesive o con filtri semitrasparenti posti sugli occhiali.
- Penalizzazione ottica, con lenti più forti o più deboli poste davanti ad un occhio.
- Penalizzazione farmacologia con cicloplegico instillato monocularmente.
- Con filtri a copertura parziale delle lenti.
- Con lenti a contatto occlusive.
- Con stimolazioni visive che sfruttano i potenziali evocati visivi.
Il Glaucoma: è una patologia che coinvolge le fibre nervose della retina ed il nervo ottico che, in seguito ad una pressione interna elevata, subiscono danni irreparabili che possono portare nel soggetto colpito alla cecità.
Nel caso specifico del Glaucoma Cronico Semplice (GCS) i sintomi sono del tutto assenti o estremamente scarsi:
- Lieve fotofobia.
- Modesta lacrimazione.
- Stanchezza visiva e comunque aspecifici per molti anni.
Ecco perché’ il GCS è definito “insidioso”.
I danni possono essere rilevanti al punto che se non si instaura rapidamente una terapia ipotonizzante efficace tendenzialmente con gocce oculari, il progredire della malattia può portare a deficit importanti della vista.
L’ereditarietà rappresenta un fattore importante, infatti se nella famiglia ci sono soggetti glaucomatosi è bene controllare spesso la Pressione Intraoculare (range di normalita’ tra 12 e 21 mmHg) anche prima dei 40 anni.
Dopo questa età,tutti dovrebbero sottoporsi ad un controllo periodico della IOP.
La misurazione della pressione intraoculare rappresenta a tutt’oggi il cardine della prevenzione del Glaucoma, e altrettanto importante il controllo della IOP nella diagnosi e nel monitoraggio di questa patologia cronica dell’occhio.
La Sindrome dell’ occhio secco: è una patologia oculare che comporta una riduzione quantitativa e/o qualitativa del film lacrimale, che principalmente ha una funzione umettante della superficie oculare.
Tale patologia può essere dannosa perché può provocare lesioni alle strutture esterne dell’occhio:
il film lacrimale tende a ‘frammentarsi’, con conseguente esposizione alla disidratazione dell’epitelio corneale anteriore e della congiuntiva palpebrale.
Tra le cause maggiori di occhio secco:
- L’età.
- Diminuzione della componente acquosa del film lacrimale, la più diffusa provocata da infiammazioni come la sindrome di Mikulicz o artrite reumatoide.
- Diminuzione della produzione della mucosa del film lacrimale, dovuta ad alterazioni della congiuntiva risultato da malattie autoimmuni come la sindrome di Stevens-Johnson, sindrome di Sjögren,oppure in caso di ustioni, pemfigoide oculare.
- Farmacibetabloccanti.
- Antistaminici.
- Antidepressivi.
- Uso eccessivo e improprio di lenti a contatto;
- Alterazione della superficie della cornea, causate da cicatrici o distrofie;
- Disfunzioni fisiologiche (delle ghiandole di Meibonio e deficit di vitamina A).
Altre minori cause sono la cosiddetta sindrome di “discomfort oculare”, ed è stato dimostrato con studi che l’essere diabetico costituisce un fattore di rischio.
La terapia di queste anomalie si basa sul ripristinare il film lacrimale con lubrificanti oculari (lacrime artificiali o gel umettanti).
Fondamentale inoltre è la correzione delle patologie di base (oculistiche e non), la rivalutazione di terapie farmacologiche sistemiche che possono indurre dislacrimie, e la modifica di un eventuale stile di vita non corretto, in particolare dell’alimentazione, infatti i cibi grassi e il fumo, per la sua azione irritante diretta e indiretta, influiscono sulla secrezione lacrimale negativamente.
La Congiuntivite: rappresenta uno stato infiammatorio a carico della membrana mucosa, che ricopre e protegge il bulbo oculare.
I sintomi possono essere svariati:
- Presenza di: muco, membrane, pus (biancastro o giallastro).
- Scarsa lacrimazione, fotofobia, prurito, gonfiore delle palpebre, oscuramento parte superiore o inferiore delle palpebre (come le occhiaie).
La congiuntivite può essere:
- Virale.
- Batterica.
- Allergica o dovuta all’insinuazione di corpi estranei in assenza di patologie primarie.
Essa non viene considerata un’infiammazione grave, fatta eccezione, chiaramente, per alcune forme particolarmente aggressive; ad ogni modo, nella maggior parte dei casi, la congiuntivite non interferisce con la vista, nonostante i prodromi siano piuttosto irritanti per l’occhio.
Pur non rientrando tra le malattie gravi, la congiuntivite dev’essere trattata con farmaci specifici, data la sua potenziale contagiosità dopo la comparsa dei sintomi.
La cura della congiuntivite per i pazienti che portano lenti a contatto dev’essere intrapresa con molta attenzione, dato che l’infiammazione potrebbe degenerare in traumi alla cornea, ostacolando la vista in modo permanente.
Il trattamento antibiotico per la congiuntivite è indicato per le forme batteriche.
In genere, i farmaci sono reperibili sotto forma di colliri o pomate oculari; la modalità di somministrazione e la durata della terapia dipendono dalla gravità dell’infezione e dal tipo di battere implicato.
La Cataratta: è un processo di progressiva perdita di trasparenza del cristallino.
Questo processo, legato a fenomeni di ossidazione delle proteine che lo costituiscono, è il risultato di un fenomeno biochimico che si verifica con l’aumentare dell’età.
L’allungamento della vita media ha portato a un aumento del numero di casi, tanto che oggi l’intervento di asportazione della cataratta è uno dei più eseguiti in tutto il mondo.
Anche se si tratta di una patologia tipica della senescenza, può interessare anche età meno avanzate, ma in questi casi si tratta di cataratta legata a fattori secondari:
- Diabete.
- Fenomeni infiammatori.
- Esposizione eccessiva a radiazione infrarossa o ultravioletta.
- Cause iatrogene e congenite.
I sintomi sono generalmente caratterizzati da un offuscamento visivo globale, ma il disturbo della vista è tanto più evidente quanto più estesa e più intensa è l’opacizzazione del cristallino.
Pertanto gli specialisti classificano le cataratte a seconda della loro posizione all’interno degli strati del cristallino, ma dal punto di vista pratico è più utile classificarle a seconda dell’età della comparsa:
- La cataratta senile è la forma più comune, legata al rallentamento dei processi biochimici che mantengono la trasparenza del cristallino. Dopo i 65 anni è normale una leggera colorazione giallastra del nucleo del cristallino, che spesso non viene percepita soggettivamente; questa colorazione diventa sempre più intensa.
- La cataratta giovanile compare in età più precoce, ma di solito è legata a un problema di metabolismo come il diabete mellito, o a malattie dermatologiche. Anche molte malattie di altre strutture dell’occhio come l’uveite o il glaucoma possono dare una cataratta come conseguenza.
- La cataratta congenita o infantile è presente sin dalla nascita o si sviluppa nei primissimi anni di vita come conseguenza di malattie metaboliche come la galattosemia o reumatiche come l’artrite reumatoide giovanile.
Queste cataratte interferiscono con lo sviluppo della funzione della vista, ancora immatura e l’eventuale impianto di un cristallino artificiale in un occhio ancora in crescita pone gravi problemi e comporta in ogni caso la perdita del potere di accomodazione dell’occhio interessato.
Sono disponibili trattamenti medici o farmacologici per guarire, fermare o rallentare il progressivo peggioramento della cataratta
- La cataratta totale rende praticamente ciechi ed è necessario intervenire chirurgicamente.
La tecnica attualmente più diffusa per l’intervento della cataratta è la facoemulsificazione.
Dopo aver praticato una anestesia locale con gocce di collirio anestetico (anestesia topica) oppure con una infiltrazione peribulbare (anestesia peribulbare) si pratica una incisione corneale di circa 2.75 millimetri per introdurre una sonda ad ultrasuoni che frammenta ed aspira il cristallino opaco.
Nella seconda parte dell’intervento, viene introdotta ed impiantata nel sacco capsulare una lente intraoculare artificiale (IOL).
L’intervento dura in media dai 15 ai 30 minuti ed è indolore.
Il paziente operato viene dimesso nella giornata dell’intervento.
Utili sono le precauzioni da osservare nei giorni successivi all’intervento:
- Usare le lenti scure per evitare l’abbagliamento.
- Applicare durante la notte la coppetta protettiva che ripara da traumatismi involontari.
- Indispensabile la precisione nei modi e nei tempi delle medicazioni che vanno effettuate durante la giornata con i colliri prescritti al momento della dimissione.
Gradualmente si riprendono le proprie attività quotidiane limitando sforzi e attività sportive per circa una settimana.
Il Distacco della retina: è una delle più serie emergenze che riguardano l’occhio e la vista.
Si verifica quando uno strato della retina, tessuto fondamentale per la visione, si solleva trascinando con sé i vasi sanguigni che alimentano di ossigeno e nutrienti l’occhio.
Dopo appena 48 ore dal distacco inizia la morte delle cellule e questo provoca la perdita progressiva della vista.
Specie se la porzione di retina distaccata è quella centrale.
Il distacco della retina può verificarsi in seguito a:
- Liquefazione vitrea e distacco posteriore del vitreo (DVP). Si tratta di processi legati all’invecchiamento e alla storia naturale dell’occhio. L’accumulo di liquido (umor vitreo), che con l’età cambia consistenza, diventa più denso o più voluminoso, può far sollevare la retina nei punti in cui è più sottile.
- Degenerazione a palizzata. Consiste in un’aderenza forte del vitreo ai bordi retinici, può facilmente esitare in un distacco di retina.
- La pseudofachia. Può verificarsi dopo l’intervento di cataratta e rappresenta un fattore di rischio per il distacco di retina.
- Traumi.
- Diabete.
- Malattie infiammatorie.
- Malattie genetiche come la sindrome di Marfan e la sindrome di EhlerDanlos.
Il distacco della retina è sempre anticipato da alcuni segnali:
- Comparsa improvvisa di corpi scuri fluttuanti davanti alla vista (miodesopsie);
- Improvvisi lampi di luce in uno o entrambi gli occhi;
- Uno scotoma, ovvero un’ombra o una tenda scura che copre parte del campo visivo.
La terapia del distacco della retina deve essere messa in atto il più rapidamente possibile, per evitare che con il passare del tempo si verifichino:
- perdita completa della vista,
- atrofia del bulbo oculare ,
- sviluppo di un glaucoma neovascolare.
Se il problema viene diagnosticato in fase precoce può essere sufficiente effettuare un trattamento laser ambulatoriale.
Ciò vale quando la rottura retinica non ha ancora sollevato la retina o quando esiste un piccolo distacco di retina satellite, limitato, intorno alla rottura.
Spesso però è necessario un intervento chirurgico per riparare il foro retinico. Di solito l’intervento viene fatto in anestesia locale e nell’80-90% dei casi è sufficiente una singola operazione.
Essa si basa sul rilascio della trazione vitreale sulla retina e nella chiusura della rottura causa del distacco.
Esistono due tipi d’intervento:
- Ab-esterno: chirurgia episclerale senza entrare all’interno dell’occhio.
- Ab-interno: la vitrectomia.
L’intervento tradizionale consiste nell’apposizione di una cintura (cerchiaggio) all’esterno dell’occhio, che viene stretta in modo tale da riavvicinare la parete esterna dell’occhio alla retina distaccata e questa a sua volta al vitreo, in modo da rilasciare la trazione del gel stesso sulla rottura.
La rottura non più sottoposta a trazione può allora chiudersi e, a questo punto, è possibile praticare un trattamento laser o una criopessia (trattamento col freddo) attorno ad essa per impedirne la riapertura. Il liquido sottoretinico, responsabile del distacco, è drenato attraverso un buchino sulla parete esterna dell’occhio.
I vantaggi di questa tecnica sono la minor incidenza di complicanze infettive e di cataratta, ma non tutti i tipi di distacchi di retina possono essere curati in questo modo.
La Vitrectomia consistente in tre piccolissime cannule introdotte nella parte bianca dell’occhio (sclera) delle dimensioni di un ago da insulina (400 micron), all’interno delle quali scorrono micropinze, microforbici, fibre luminose e uno strumento che taglia e aspira, il vitrectomo.
Questa microsonda permette la rimozione del vitreo (vitrectomia), eliminando la trazione sulla rottura, che può quindi essere saldata con un trattamento laser.
Al termine dell’intervento il liquido sottoretinico è attivamente aspirato dal chirurgo mentre aria o gas sono iniettati nell’occhio in modo da tenere la rottura asciutta per una o due settimane.
Il paziente dovrà pertanto assumere una posizione particolare per qualche giorno in modo da permettere alla bolla di aria o gas di rimanere a contatto con la rottura il più a lungo possibile.
L’aria e il gas sono progressivamente riassorbiti in modo spontaneo e l’occhio stesso baderà a riempirsi nuovamente di vitreo secondario.